lunedì 26 settembre 2016

Altro consiglio racconto breve!

Se dovessi avere la pazienza di spendere 5 minuti per leggere questo mio racconto breve te ne sarei grato! Ancora di più se avessi voglia di commentare critiche o osservazioni...

Grazie e buona lettura!

mercoledì 31 agosto 2016

Su ciò che conta veramente nella vita


Potrebbe essere che la vita sia una gran fregatura. A volte penso a quelli che, come me, stanno o hanno già dedicato tutta la vita per un certo obbiettivo, come lo studio di una materia, una scalata sociale, l’accumulo di ricchezza… E a volte penso a come tutto ciò possa essere in realtà una gran fregatura. Pensiamo di sapere quello che vogliamo, siamo nel mondo e sappiamo che lavorare, fare grandi opere, sia la cosa migliore da fare. Ma una volta passati a miglior vita, cosa importerà? O meglio, nell’attimo prima di morire, quanto conforteranno le nostre mute opere?

lunedì 27 giugno 2016

La passerella di Christo: è arte?





Se non avete ancora letto le critiche che sono state riassunte sul Bergamopost vi consiglio di darci un'occhiata, trovate i pareri di Sgarbi, Daverio e Labranca (Cliccami!). Sull'articolo del Fatto Quotidiano trovate anche quella di Achille Bonito Oliva e di Cristian Chironi (Cliccami!)
Quanto il loro è stato un giudizio da critici ultra famosi del nostro tempo, tanto Parresia vuole dire la propria con un atteggiamento molto meno mediatico e forse più speculativo. L'effetto è che sarà più noioso di un incisivo "è soltanto uno show divertente" o "è un'alternativa alle sagre di paese", ma si spera che endremo un po' più a fondo di così.

mercoledì 8 giugno 2016

Consiglio racconto breve! Com'è??

Dora

Pendeva la luna e camminava per un viale quando si ricordò della conferenza. Nulla di impegnativo, doveva solo starsene seduto in una sala del comune su scomode poltroncine di tessuto verde ed ascoltare. D’altronde non aveva molto altro da fare quella sera, quindi si affrettò a prendere il tram. La macchina di ferro arrivò con un paio di minuti di ritardo, strisciando sorniona sulle rotaie.  Provava sempre un senso di disagio nei mezzi pubblici: si sentiva costretto, senza via di scampo, a dover stare con estranei. Lo telefonò un amico, per scambiare due chiacchiere, ma la conversazione fu il più formale e minimale possibile. Aveva il timore che gli altri stessero ascoltando e si vergognava molto per ogni sillaba pronunciata. Quindi inventò una scusa e chiuse la conversazione di fretta. Sapeva bene anche lui quanto fosse folle tutto ciò, ma non era mai riuscito a superare le sue tante piccole fobie. Strinse il sostegno quando il tram curvò un po’ ferocemente e si preparò ad uscire. Messo l’ultimo passo verso le porte, incrociò per sbaglio lo sguardo di una ragazza. Furono un paio di secondi di passione, un dialogo misterioso e muto, fatto di piccolissimi gesti, normalmente trascurati. Strinse la mano nella tasca, lei si increspò il vestito, si accesero entrambi i volti, ma si aprirono le porte e lui uscì. Non è mai stato bravo a cogliere quegli attimi, non si è mai sentito all’altezza.
Camminò per qualche minuto, mentre il cielo lo schiacciava come un coperchio di piombo. Quel cielo bucato dai palazzi e impallidito da gelide nuvole bianche. Non lo guardava, fingeva non esistesse e si distraeva ricordando vecchie baldorie e guardando il cellulare. Notò che anche nei marciapiedi sentiva un certo disagio: doveva ancora avere a che fare con estranei, ma per pochi secondi. Che fare? Sorridere? Ignorare? Vada per tenere gli occhi bassi: d’altronde ad altezza uomo non c’era che indifferenza, in su non uno scorcio di azzurro, quindi tanto valeva guardare dove mettere i piedi. Arrivò al comune e si fece indicare la sala conferenze da una ragazza molto pimpante e gentile. Salutò un paio di conoscenti, scambiò due risate e prese posto. Le luci dopo poco si smorzarono e arrivarono gli invitati, acclamati da folti applausi. Una giornalista di fama presentava il suo nuovo libro su un filosofo tedesco, ma purtroppo si capiva ben poco di quello che diceva.
Era ormai da un’ora che se ne stava seduto su quella sedia, a fissare la stanza dalla stessa identica prospettiva. Vedeva lo sfondo appiattirsi sempre più su se stesso, perdendo profondità. Così gli angoli diventavano meri giochi di ombre che non parlavano più di spazio, ma solo di un plumbeo silenzio. L’interlocutrice andava avanti a parlare e lui la ascoltava ormai con disinteresse. Le parole risuonavano farfuglianti nei suoi timpani e ciò che capiva non era che nebbia fastidiosa. Lui stesso dopo un po’ iniziò a tremare, dai piedi alla pancia fino agli occhi, a ritmo con le parole che con strazio intonavano la nenia penosa. Vibrava come rumore bianco, si sintonizzava col mondo con la frequenza sbagliata, si sentiva isolato da tutto, solipsista, naufragava sempre più in fondo. Voleva con tutto il cuore uscire, andarsene, sentire l’aria e il sole aprigli il petto e abbracciare gli uccelli e lavarsi il viso. Ma non ci riusciva. Non sapeva perché, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscito, perché le catene gli erano fin nel midollo serrate. Allora ascoltava quest’assurdo, lo assecondava, lo nascondeva e lo accudiva sotto buie coperte e mai riusciva a guardarlo negli occhi. Veniva letteralmente divorato da se stesso mentre il suo viso rimaneva grigio, impassibile, a fissare la stanza che gli si schiantava sul naso. Si appesantiva la gola mentre la schiena si incurvava. Pareva che il suo corpo volesse scomparire, vaporizzarsi, non essere visto. Pareva volesse comprimersi in un minuscolo punto, schiacciato dalla stanza.
-Devo combattere, ma come fare? La mia mente è il mio boia dunque devo spegnerla. Suicidio? Non ne sono in grado, ci vorrebbe troppa lucidità. Voglio ancora vivere, ma non voglio rimanere assopito. Devo svegliarmi. Come fare? Come farebbe un altro? Dio, gli altri mi stanno vedendo. Come mi vedranno? Non guardarli, altrimenti capiranno che vuoi sapere come ti vedono. Ma cosa pensano di loro stessi, loro? Pensano almeno? O sono solo parte dei muri? Sono decorazioni, allucinazioni mutevoli che stanno spingendo le pareti contro di me? Basta! Perché prepari il collo sul logore ceppo? Reagisci, ti prego! Come facevano quei versi… Quelli che avevi scritto anni fa?

“Lungi da ogni dubbio, tutto ha ora il suo posto
E giro innamorato e danzo
L’attimo che gesta ogni speranza.
Un valzer che presto smarrirò nel penoso oblio.
E tu, che sei nella notte nera,
Non sai dove trovarlo.
Ora sono io che gioco come un bimbo
Che ancora il senso della vita
Non ha scordato.
Ma sappi che puoi lasciar ogni lamento
E tornare gaio al ballo dell’anima
Perché non c’è cella qui di cui tu non sia il costruttore.” - .

La stanza aveva improvvisamente ripreso volume, tutto si allargò, si diffuse la realtà, gli altri parevano vivi e la giornalista diceva cose sensate. Ora vedeva meglio, tutto pareva aver ritrovato senso, poteva essere letto in qualche modo, come mettere a fuoco l’obbiettivo. Si sentì il sangue bollire in corpo, si guardò le mani pimpanti e sorrise. Tutto però durò ben poco, perché tornò cieco, muto e sordo. Tornò un puntino in un universo che si mischiava come inchiostro nell’acqua. Era tornato quest’opprimente senso di assurdo.
-Non ce la posso fare, sto soffocando, come faccio ad uscirne? E’ troppo difficile, qualcuno mi deve aiutare, ma chi? Non c’è più nessuno, ci sono solo io! Ho un ricordo però, quella volta ti dissero “Il panico lo combatti solo accettandolo e prendendoti in giro”. Ok allora fallo! Su, guarda questo pezzente che si piange addosso e si dimena, guardalo in tutto il suo pietoso egocentrismo. Sei in un mare e stai affogando, senti l’acqua che ti entra nei polmoni, la salsedine che ti brucia i bronchi? La senti la vita scivolarti come sabbia tra le mani? Sei questo ora, sei un mucchietto di ossa che si squagliano al sole. Stai delirando, annaspando per un briciolo di senso, aggrovigliato da tutte quelle ombre scomposte. Hai però appena vissuto un attimo di realtà, poco fa, ricordi?! Come fa a ricordarlo? Come fa ad essergli chiaro cosa sia “poco fa”? Il tempo è un’intuizione, viene dalle esperienze: capisci che il tempo va avanti solo perché il sole si sposta, perché l’aria soffia, l’acqua scorre, e sempre nello stesso ordine. Ma cosa credi che capisca adesso? Che certezze ha che il tempo esista? Solo i suoi pensieri potrebbero, ma questi vanno dal primo all’ultimo? Sono ordinati davvero? O sparsi o contrari o vanno a due a due o si ripetono ogni tanto per minuti interi, o avvengono in un istante? Chi lo sa. Io sto vivendo il tempo dei miei pensieri ora, e vanno e vengono e forse sono passate ore nel mondo, forse secondi. Non ti deconcentrare però, devi pensare alla realtà, guardala, è lì intorno a te!
Basta, dovete fare silenzio tutti quanti! Lasciate che io prova ora. D’ora en poi chiamerò per nome questo assurdo, questo bollire dell’anima… “Dora”. Guardatela negli occhi: quei tuoi demoniaci occhi verdi, occhi di Minerva. La cosa che più odia è guardarla fissa senza paura. E’ più timida di quanto sembri: dalle ombre pare una Chimera famelica, ma vedete? Non è che una fanciulla nuda che cerca un velo con cui coprirsi il corpo. Ti ho staccato la testa e ora trionfo come Davide su Golia. Ahi questa è una battaglia antica, originaria, dell’uomo contro la sua natura. Spero almeno che qualcun altro possa capire di cosa si tratta aver meno il senno, sentire lo scontro colossale tra caos e ordine. Anzi ne sono certo, perché ricordo quello scrittore…

“Voi che soffrite, voi che vegliate,
Misero gregge senza una meta,
Battelli senza stella e senza sorte –
Stranieri eppure a me così congiunti,
Voi ricambiatemi il saluto!”

Sì, proprio lui, ti ricambio il saluto, e ora troviamo entrambi conforto. Possiamo vincere, perché il dolore è una nostra creatura: non siamo prigionieri se non di noi stessi-.

Così la stanza tornò aperta, luminosa, accogliente. Se ne andò dopo una mezz’ora, salutando gli amici con una tranquillità disarmante. Gli chiesero cosa avesse, perché sosteneva ora gli sguardi come mai prima e la voce pareva morbida e stentorea. Negli anni a venire riuscì a cogliere degli attimi fuggenti, nonostante Dora ogni tanto tornava a fargli visita.

martedì 12 aprile 2016

I primi anni di J.S.Bach (speciale 1685 visualizzazioni)






Perchè è importante il numero 1685? Ovviamente perchè è l'anno di nascita di Johann Sebastian Bach! Lo stesso anno Napoli vide un'eruzione esplosiva del Vesuvio, che Ignazio Sorrentino (un abate di Torre, autore di "Istoria del Monte Vesuvio") descriverà:


"Nè fu leggera l'eruzione di quest'anno; avendo bruciato il fuoco con gli stessi accidenti del 1682; [...] Sol di vario accadde, ch'essendo, nel tempo della ruttazione, calmati d'ogni parte i venti, la nuvola su il monte giravasi, scarrivando le pietre, e le arene dentro, e fuor la gran voragine, e alle falde del monte, sembrando tutto un masso di fuoco, cotanto luminoso di notte, anziche giorno parea a noi, ed a gli luoghi sotto il Vesuvio, ed alla Città più distanti di Lettera, di Castellamare, di Vico, di Sorrento, e di Napoli, come se fossa Luna nella quintadecima, splendeva."

Lontanissimi dal pensare che le cose siano collegate scientificamente, possiamo solo limitarci ad un discorso che oscilla tra il mito e la metafora, sognando ad una nascita come ad un'eruzione vulcanica, uno sconvolgimento catastrofico.

L'accenno alla biografia di un genio


Bach nasce a Eisenach nel 1685, ultimo di 7 figli. Il suo destino era già segnato dalla nascita: la famiglia Bach (il quale albero genealogico fu fatto da lui stesso per la prima volta) era già da tempo nido di abilissimi e noti musicisti. A quei tempi i figli imparavano un mestiere dai padri e si impegnavano a mettere in pratica come riuscivano le abilità acquisite. Johann Sebastian imparò dal padre, Johann Ambrosius Bach, i rudimenti del violino e del clavicembalo seguendolo al lavoro e cercando di ripetere la musica ascoltata in tenerissima età con gli strumenti adatti ad un preadolescente. D'altronde Eisenach, bellissima città nel cuore della Germania, non poteva all'epoca dare grandi alternative di svago al piccolo Bach. A parte i fiumi che la attraversano (i quali hanno dato il nome alla città, Eisenach, dal celtico, "corso d'acqua nella valle paludosa") e al radicato protestantesimo (ricordiamo che è qui che Martin Lutero tradusse la bibbia dal latino al tedesco!), lo svago giornaliero poteva consistere nell'andare a sentire il gruppo di fiati comunale diretto dal padre, ed è forse proprio grazie a questi ascolti che conobbe per la prima volta tromba, corno e flauto, strumenti che saranno i soggetti dei primi 4 concerti brandeburghesi. Tra il  1694 e il 1695, il padre e la madre morirono. Bach, ad appena 10 anni, si trasferì un suo fratello maggiore, Christoph Bach, che era organista nella Michaeliskirche di S. di Ohrdruf. Qui imparò il latino e a suonare l'organo, conoscenze che affinerà, col tempo, alla prestigiosa scuola di San Michele di Luneburgo. Questa è tutt'ora una città di rara bellezza, che custodisce un notevole organo nella chiesa di San Giovanni. 
L'organo aveva all'epoca già una lunga storia, fu commissionato nel 1551 in sostituzione di un precedente organo del 1374. Vi lavorarono compositori come D. Buxtehude, M. Praetorius e Georg Bohm (quest'ultimo probabilmente conobbe il giovane Bach e gli diede delle lezioni d'organo). Praetorius scrisse, nel suo Syntagma Musicum, a proposito di tale organo:"Il più importante della Germania".
A Lunenburgo studierà il francese, l'italiano, il clavicembalo ma anche teologia, latino, matematica e geografia. In questo periodo sappiamo che andrà spesso ad Amburgo (50km) per sentire l'organista J.A.Raincken e a Celle (85km) per ascoltare e studiare l'orchestra francese del duca Giorgio Guglielmo di Brunswick-Luneburg. La leggenda vuole che più di una volta Bach fosse andato ad Amburgo a piedi per sentire Raincken suonare, bufala o verità, sicuramente Bach avrebbe avuto la passione sufficiente. 
In questo periodo risalgono le prime composizioni, le partite diverse sopra il corale O Gott, du frommer Gott, BWV 767 ("Oh Dio, Pio Dio"). Sono per tastiera (non essendo necessario un organo con pedaliera, è possibile essere suonata da organo, clavicembalo o clavicordo), probabilmente avrà trovato ispirazione dal maestro Bohm e da Buxtehude. Vi si possono trovare un corale iniziale e VIII variazioni, una per ogni verso della melodia tradizionale:
  1. "O Gott, du frommer Gott, 
  2. du Brunnquell gutter Gaben, 
  3. ohn den nichts ist, was ist, 
  4. von dem wir alles haben: 
  5. gesunden Leib gib mir, 
  6. und daß in solchem Leib 
  7. ein unverletzte Seel 
  8. und rein Gewissen bleibt."   
(Johann Heermann, Devoti musica cordis, 1630) 



Interessante notare che sui testi di J.Heermann (poeta barocco luterano, ricordato nel calendario luterano nel 26 ottobre) Bach scriverà più avanti altre composizioni, tra cui, all'età di 39 anni, la cantata Was Willst du dich betrubeben, BWV 107, la cui bellezza merita una pausa dalla lettura:




A proposito di questa cantata scriverà J.E.Gardiner: 
"But only Bach is prepared to make life consistently difficult for himself, as here, for example, by choosing to incorporate verbatim all seven stanzas of a rather obscure chorale by Johann Heermann from 1630. … Bach rises to the challenge: to overcome the limitations of being confined to a rigidly structured hymn without monotony or repetitiveness."
"Ma solo Bach è pronto a rendere la vita costantemente difficile per se stesso, come in questo caso, per esempio, scegliendo di incorporare esattamente tutte e sette le strofe di un corale piuttosto oscuro di Johann Heermann dal 1630. [...] Bach raccoglie la sfida: vuole superare i limiti di essere confinato in un inno rigidamente strutturato, senza monotonia e ripetitività"
Su testo di Heermann, "Herzliebster Jesu, was hast du verbrochen", Bach scriverà il corale iniziale della Passione secondo S.Matteo. Riguardo alla passione diremo meglio più avanti, perchè merita una esposizione più approfondita. Sarebbe bello fare un'analisi più approfondita dei testi di Heermann, per capire come mai Bach avesse scelto proprio i suoi testi e cosa hanno di così straordinario, ma il nostro argomento è diverso e lasciamo la libertà al lettore di interessarsi. 



martedì 8 marzo 2016

Scritto dai nostri lettori:"Cielo", Anonimo

Guardi lontano, ma non ti rendi conto che l'orizzonte filtra la vista; spezza i tronchi rivelando spogli rami che tendono verso l'alto.
Alcuni di questi si contorcono, altri si piegano per dormire, i più solidi si elevano.

domenica 6 marzo 2016

Lettere d'emigrazione, Lumturi Plaku




Dopo aver scritto sette libri di poesie, romanzi, racconti e un libro bilingue in italiano-albanese, Lumturi Plaku propone al pubblico l’ottavo libro di poesie, in lingua italiana, “MI MANCHI”. Lumturi Plaku non è solo poetessa e scrittrice, è un vero e proprio terremoto. E’ una forza della natura, come le onde del mare che dolcemente vengono dipinte nelle sue poesie o come l’amore materno (perché anche questo è una forza della natura) di “Senza Pane”.

domenica 28 febbraio 2016

Come mai Dio permette il male?







In molti si saranno chiesti prima o poi:"Ma se Dio è davvero così buono e così perfetto, perchè permette tutto questo male?". E' una delle domande teologiche più scottanti, che vede diverse argomentazioni, talvolta razionali, talvolta mistiche. Essendo il caso molto vasto, mi limiterò a riassumere brevemente alcuni punti di vista che tutt'ora possiamo prendere, da credenti o da atei... Gli agnostici potranno dubitare su entrambi.

martedì 16 febbraio 2016

Perchè fumare?




Perchè fumare?

Fumare una sigaretta dopo pranzo… Sentire i propri alveoli supplicare ancora un po’ di quel dolce catrame… C’è forse un po’ troppo contrasto tra la bellezza del gesto e le ripercussioni mediche, quindi forse vale la pena chiedersi: perché fumare?

domenica 14 febbraio 2016

Perchè ci innamoriamo?





L'amore romantico... bellissimo e spezza cuori allo stesso tempo! Perchè ci facciamo trascinare dalla sua chiamata emotiva? Amare significa che la nostra vita non ha senso? O è una fuga dalla nostra solitudine e sofferenza?

martedì 9 febbraio 2016

Come rimanere informati su Parresia?

Se sei incappato in questo blog e tutto sommato non ti dispiacerebbe leggere ancora qualcosa di simile, hai davanti tre opzioni per rimanere informato:

domenica 7 febbraio 2016

La morte (speciale 1000 visualizzazioni)





"Ringrazio tutti coloro che stanno partecipando a questo progetto, 1.000 visualizzazioni in un mese sono un ottimo traguardo, ma ricordo che lo scopo di Parresia non è quello di avere successo, bensì di creare momenti unici di riflessione in ogni singolo. Preferiamo una lettura illuminata a 10.000 di passivo consenso o dissenso."



Parlare della morte non è una cosa semplice, per due motivi fondamentali: 
1)- nessuno vuole normalmente parlarne; 
2)- è un'esperienza di cui nessuno sa niente.

lunedì 25 gennaio 2016

Chi erano i sofisti?



Per chi non l'avesse fatto, consiglio la previa lettura dell'estratto del discorso di Callicle  e, a chi potesse interessare, consiglierei la lettura integrale dell'opera, che può essere introdotta da questo riassunto.

Come si può leggere, Callicle attacca la filosofia con degli argomenti molto sottili e strategici. Rappresentando l'etica aristocratica, dà più importanza ai discorsi in pubblico che ai dialoghi socratici: significa che ricerca la persuasione più che la verità.

domenica 24 gennaio 2016

Discorso di Callicle sulla filosofia (dal "Gorgia" di Platone)






"Certo, Socrate, la filosofia è un'amabile cosa, purché uno vi si dedichi, con misura, in giovane età; ma se uno vi passi più tempo del dovuto, allora essa diventa rovina degli uomini. Infatti, per quanto uno sia ben provvisto di doti naturali, qualora si attardasse a filosofare anche quando fosse ormai avanti negli anni, per forza di cose egli diventerebbe inesperto di tutte quelle cose di c

mercoledì 20 gennaio 2016

A cosa serve far filosofia? (Dialogo al bar)



Chi mostra un po' di interesse per la filosofia dovrebbe essere ormai abituato a quelle solite "questioni da bar" che è quasi costantemente costretto di intraprendere con i "laici" o ancor peggio con i "profeti dell'anti-filosofia". Queste discussioni infatti sono quasi un bisogno, da parte di chi non è familiare al settore, che è volto spesso alla distruzione della filosofia in sè. Come è possibile poter spiegare, davanti a una guinness e noccioline, l'importanza di una cosa così grande? Ovviamente non si può, vista anche la chiusura a priori dell'interlocutore. Ma si possono comunque esporre degli argomenti validi, allora posiamo la pinta e con pazienza proviamo a rispondere:


domenica 17 gennaio 2016

Cos'è la giustizia? (Platone, I Libro Repubblica)





Ogni legge dovrebbe essere giusta, dovrebbe cioè basarsi su quella che è l'idea di giustizia in sè. Per ciò riusciamo a giudicare una legge: in base al livello di giustizia che ha. Ma che cos'è la giustizia?

Proviamo a ripercorrere le vicende del primo libro della Repubblica di Platone: dopo aver discusso rapidamente sulla vecchiaia, l'attenzione di Socrate si sposta sulla giustizia in sè e, con il suo tipico fare dialettico, fa "partorire" una prima definizione all'interlocutore. La giustizia è "aiutare gli amici e danneggiare i nemici".

venerdì 15 gennaio 2016

Speciale 500 visualizzazioni





Questo post è un semplice ringraziamento a tutti coloro che stanno seguendo e partecipando a questo progetto. Abbiamo totalizzato oltre le 500 visualizzazioni in una settimana e visto il tipo di contenuto proposto è un traguardo molto importante. 500 visualizzazioni significato 500 letture di tematiche non banali, che richiedono impegno e riflessione. E' esattamente quello che questo blog cerca di proporre: fermare dai ritmi frenetici di questo incredibile millenio per porsi qualche domanda. 


lunedì 11 gennaio 2016

L'invidia




La voce degli antichi può essere letta in chiave attualizzante, misurando la distanza che ci separa e come essa possa rispondere a domande che premono a noi nel presente. Cerchiamo allora di esporre tre opinioni nei confronti di un tema immortale: l'invidia.

sabato 9 gennaio 2016

Vale di più un libro o un I-Phone?






Quanta gente legge oggi in Italia?  Ovviamente quando si parla di cifre non si può tirare ad indovinare, per ciò è meglio avvalersi di dati istat. Da una ricerca effettuata nel 2014, è risultato che il 41,4% della popolazione è composta da

martedì 5 gennaio 2016

"Commenti al frammento": Eraclìto, frammento 12 DK




[12 Diels-Kranz ]

"A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove."


Forse uno dei frammenti più commentati del filosofo di Efeso. Rientra nel gruppo dedicato al Panta rhei, il concetto del "tutto scorre". Per capire questa affermazione, basti pensare al concetto antico del divenire, che era già presente nei filosofi ionici, in Anassimandro in particolare. Questo infatti sviluppa una

sabato 2 gennaio 2016

A cosa serve far filosofia?





<Possiamo davvero "conoscere" l'universo? Mio Dio, è già così difficile orientarsi a Chinatown. Il punto comunque è: C'è qualcosa lassù? E perché? E devono proprio essere così rumorosi?>

Così se ne esce Woody Allen, nel suo libro "Rivincite", e con il suo solito umorismo ineguagliabile, riesce comunque a farci riflettere. Infatti come dirà Henri Bergson