sabato 9 gennaio 2016

Vale di più un libro o un I-Phone?






Quanta gente legge oggi in Italia?  Ovviamente quando si parla di cifre non si può tirare ad indovinare, per ciò è meglio avvalersi di dati istat. Da una ricerca effettuata nel 2014, è risultato che il 41,4% della popolazione è composta da
lettori (nella presa dei dati, si è deciso di chiamare "lettori" tutti coloro che avessero letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti all'intervista). Tenendo conto che il numero di analfabeti è comunque basso rispetto alla popolazione totale, è questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto... ma il numero di lettori è un effetto collaterale dell'importanza che la gente dà alla lettura. Insomma a che serve leggere un libro?

Probabilmente molto poco oggi, tanto siamo interessati a dire la nostra più che ad ascoltare i pareri degli altri. Siamo una "self-society" come scrive Massimiliano Parente in un articolo dell'8 gennaio 2014 su Il Giornale, segnata da un bisogno di essere ascoltati, senza però ascoltare mai nessuno. Un esempio pratico? Basta scrivere qualcosa di provocante su un social network e vedere come commenti accesi inizino a susseguirsi, scritti frettolosamente, di pancia. Abbiamo perso il tempo negli screensaver dei nostri smartphone e non sappiamo più dedicarlo alla lettura o al ragionamento. Infatti la lettura è una di quelle cose che richiede organizzazione, perchè difficile da gestire. Innanzitutto ognuno ha il proprio tempo di lettura, e per chi come me ce l'ha molto lento spesso non è facile trovare uno spazio nella giornata. In oltre la lettura deve essere un esercizio il più possibile costante, anche per il fatto che ogni volta che si riprende in mano il libro bisogna ricordarsi quello che è stato letto il giorno precedente, il che banalmente non è sempre facile. Poi ci si può giustificare per il fatto che non si hanno stimoli adeguati da educatori e famigliari, ma la crisi è generale e più profonda. 
Per fare un esempio, nel 1774 viene pubblicato un romanzo intitolato "I dolori del giovane Werther" di J.W.Goethe. Il libro avrà un successone in tutta Europa, possiamo definirlo il primo best seller della storia, ma le cose sfuggono veramente di mano. Infatti inizia a propagarsi una "febbre di Werther"  soprattutto tra i giovani benestanti, che iniziano a vestirsi come il personaggio principale, ad atteggiarsi e a parlare come lui, fino a suicidarsi come lui. Infatti dalla pubblicazione ad oggi si sono registrati almeno 2000 suicidi da imitatori. Il fenomeno ha colpito i sociologi, che ad oggi parlano di effetto Wether per tutti i casi di suicidio per emulazione di altri suicidi famosi. 
Certo non spero che  si ritorni ad influenze di questo tipo, altrimenti ogni scrittore dovrebbe stare attento ad ogni singola parola. Forse noi oggi non abbiamo più la censura perchè la scrittura ha perso tutti i suoi poteri. Non c'è più bisogno di difendersi, non tanto perchè sia giusto il principio di libertà di stampa, ma perchè l'inchiostro ormai non aderisce più ai nostri cervelli. Dov'è finita la sua forza politica, sociale, culturale? Oggi è più la tecnologia a determinare il nostro stile di vita, ma a differenza dei libri lo fa in modo passivo e tecnico, calcolato. Il libro porta a  ragionare, a criticare, ad avere dubbi. Un cellulare  lo accettiamo così com'è, basta capire cosa premere e la sua semplicità d'uso ci intrappola.



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