Ogni legge dovrebbe essere giusta, dovrebbe cioè basarsi su quella che è l'idea di giustizia in sè. Per ciò riusciamo a giudicare una legge: in base al livello di giustizia che ha. Ma che cos'è la giustizia?
Proviamo a ripercorrere le vicende del primo libro della Repubblica di Platone: dopo aver discusso rapidamente sulla vecchiaia, l'attenzione di Socrate si sposta sulla giustizia in sè e, con il suo tipico fare dialettico, fa "partorire" una prima definizione all'interlocutore. La giustizia è "aiutare gli amici e danneggiare i nemici".
Sembra convincente ad una prima lettura, d'altronde si basa sulla indiscutibile concretezza delle nostre esperienze quotidiane (E' sempre da qui che Platone muove il discorso, dall'esperienza, celebre filosofo del mondo delle Idee, considerato il primo idealista della storia, ma sapiente che mai si scorderà di pensare alla concretezza e alle ripercussioni morali delle proprie dottrine). Eppure la definizione viene confutata: infatti se la giustizia fosse davvero "aiutare gli amici e danneggiare i nemici", questa sarebbe utile in tempo di guerra, ma non in tempo di pace. In oltre danneggiare qualcuno non è mai giusto, in quanto è impossibile che porti a miglioramento alcuno. Ad esempio far del male ad un cavallo lo porterebbe ad essere peggiore, così i cani si accattiverebbero e così gli uomini peggiorerebbero nelle loro virtù. Ecco che la definizione si mostra inadeguata: quanto pareva giusta, ora, grazie a un piccolo ragionamento, pare non vada più bene. Infatti la giustizia in sè per Platone non può peggiorare, non può quindi danneggiare nessuno, perchè il danno non migliora gli uomini. La giustizia deve poter rendere l'uomo virtuoso, far risaltare le sue potenzialità più alte e la sua definizione deve cercare di comprendere la quasi totalità delle esperienze possibili.
Ecco che allora irrompe Trasimaco, che, come una bestia, comincia ad inveire e a spaventare Socrate. Trasimaco è un sofista di professione, abile oratore e politico attivo che dice di conoscere bene la definizione di giustizia e, dopo essersi ovviamente accertato di poter essere pagato (eh sì, perchè i sofisti erano celebri per le loro orazioni a pagamento!), enuncia: "la giustizia è l'utile del più forte". Socrate ringrazia per la saggezza e i discorsi apprezzabili, ma non capisce ancora bene che cosa significhi. Chiede allora se, per Pulidamante, il pugile il più forte di tutti, è più utile mangiare carne di manzo, allora sia giusto che anche per tutti noi, che siamo più deboli, mangiare carne di manzo. Ovviamente i toni sono provocatori e Trasimaco è spinto ad esporre meglio la sua teoria: per forza intende il potere politico, quindi la giustizia, le leggi, non sono altro che l'utile di chi ha il potere. L'utile di chi governa è quello di mantenere il proprio dominio, e chi governa è chi più di tutti riesce ad imporsi solo grazie alla sua forza. Non c'è differenza tra una monarchia, un'oligarchia o una democrazia, sono tutte manifestazioni della stessa legge: l'utile del più forte. Le ideologie servono solo a chi governa per dare un pretesto accettabile al proprio potere politico: se il popolo otterrà più forza, allora saranno accettati valori quali uguaglianza e diritto di voto, ma non perchè sono dei beni in sè, piuttosto perchè sono ciò che è utile a chi ha il potere per continuare a comandare. Infatti i valori democratici vogliono mantenere il potere al popolo, il che non è diverso da come si comporta un monarca o un gruppo di tiranni.
Chi vorrà dire di no a tutto questo e cercare di comportarsi veramente in modo giusto, pensando cioè al bene della collettività più che al proprio egoistico interesse, passerà tantissimi guai. Infatti quest'uomo giusto, di sani principi e incorruttibile, ad esempio nel bel mezzo di una spartizione di denaro, prenderà sempre di meno rispetto all'ingiusto, cioè a chi, con furbizia, pensa esclusivamente ai propri interessi; nel momento del pagamento delle tasse, a parità di ricchezza, il giusto sborserà sempre di più dell'ingiusto; se dovesse andare in carica un uomo giusto, trascurerebbe i suoi affari privati, mandandoli in malora, in oltre non concederebbe mai favori ad amici e familiari qual'ora violasse il giusto, per ciò sarebbe odiato, mentre l'ingiusto farebbe esattamente l'opposto di tutto ciò, risultando più ricco e più amato.
Insomma, comportarsi in modo giusto non è una saggia idea per Trasimaco: si finisce per rimanere sottomessi da chi pensa al proprio utile, quindi vale la pena adeguarsi ad un mondo in cui gli egoismi individuali dominano incontrastati.
Certo l'ultima parola non sarà di Trasimaco, perchè Socrate risponderà in maniera completa negli altri nove libri della Repubblica, in cui esporrà, solo per dimostrare che la giustizia sia in sè un bene, la famosa Città Ideale.

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