In molti si saranno chiesti prima o poi:"Ma se Dio è davvero così buono e così perfetto, perchè permette tutto questo male?". E' una delle domande teologiche più scottanti, che vede diverse argomentazioni, talvolta razionali, talvolta mistiche. Essendo il caso molto vasto, mi limiterò a riassumere brevemente alcuni punti di vista che tutt'ora possiamo prendere, da credenti o da atei... Gli agnostici potranno dubitare su entrambi.
"Il male serve per capire il bene"
Il filosofo greco antico Eraclìto, pensò che ogni conoscenza che possiamo avere delle cose, deriva dalla conoscenza di ciò che quel qualcosa non è. Ad esempio, se voglio capire cosa sia un albero, devo dire che non è prato, non è casa, non è nuvola... E così via fino a quando non potrò capire cosa sia effettivamente quella cosa. Molto tempo dopo, il poeta e scrittore Giacomo Leopardi riprenderà questa compenetrazione tra essere e non-essere nel tema del bene e del male. Il bene è assenza di male, quindi per capire il piacere devo intenderlo come ciò che non è male. Così la teologia ha ripreso questo concetto chiave del pensiero umano: forse il male ci è necessario per poter comprendere veramente cosa sia il bene. Esattamente come capiamo cosa sia il calore di un focolare dopo una lunga passeggiata invernale, o quanto sia morbido il letto dopo una giornata di duro lavoro.
La prima risposta che l'ateo potrebbe dare è: anche se ciò fosse vero, non è necessario che ve ne sia così tanto. Ad esempio, se leggiamo i dati ISTAT, solo in Italia, annualmente, 1 uomo su 3 e 1 donna su 6 muoiono per tumori (sarà banale per il lettore, ma in questo esempio il bene è la salute e il male la malattia). Se le statistiche fossero dimezzate, potremmo comunque apprezzare cosa sia la salute, per non parlare delle epidemie del passato. Il fisico e scrittore romano Galeno (129-199), descrisse, per ordine degli Augusti, la "peste antonìna", un morbo che arrivò a Roma dalle truppe di ritorno da una campagna militare. Si stimano circa 5 milioni di morti, l'esercito fu decimato e alcune zone videro perdere fino a un terzo della popolazione totale. Ripetiamolo, non è forse troppo male? Se il fine è comprendere il bene, non ne sarebbe bastato meno?
"Il peccato originale"
Noi siamo discendenti di Adamo, il primo uomo che, sotto consiglio di Eva (si noti la tipica misoginia religiosa), trasgredì al volere divino. Abbiamo quindi sulle spalle un peso davvero enorme, forse a molti può sembrare una cosa banale, ma è per quel momento storico che esiste la sofferenza per l'uomo. Quindi se Adamo si fosse occupato di birdwatching anziché ascoltare le lagne di Eva, adesso saremmo tutti nel giardino dell'Eden? Esattamente. Si può notare come la responsabilità adesso gravi sulle nostre spalle: grazie a questa tesi la teologia può sostenere che gli esseri umani soffrono perché lo hanno voluto.
Il buon ateo, che fa un po' fatica ad accettare questa cosa, si può chiedere:"Perchè non punire solo i malvagi? Perchè anche gli innocenti devono perire?" Il tema del peccato avrebbe senso se l'epidermolisi bollosa (una malattia praticamente incurabile caratterizzata da una diffusa e constante tumefazione della pelle, che fa sì che non vi sia una parte del corpo su cui giacere senza provare dolore) non colpisse talvolta anche neonati. Il teista però può dire che il peccato sta in tutti gli uomini, innocenti inclusi, da quando si nasce. L'ateo però ha ancora un asso nella manica molto potente... Infatti grazie a C.Darwin, il pensatore della selezione naturale, noi oggi sappiamo che anche gli animali possono provare dolore e piacere (insieme ad una gamma incredibile di altre emozioni che prima si pensava fossero esclusive per gli uomini, come ansia, amore, devozione, generosità, sdegno, odio, rabbia, senso di colpa, paura, modestia...!). Per ciò anche gli animali soffrono, da tempo immemore. Ma gli animali, non discendendo da Adamo, non sono macchiati dal peccato originario, per ciò non avrebbero motivo di essere così duramente puniti. Allora il Dio è incoerente? O è semplicemente sadico?
"Il libero arbitrio"
Il tema del libero arbitrio può essere riassunto da questo video del piccolo Einstein che qualche anno fa era molto popolare sul web. Al fine di non fare disinformazione, ricordiamo che la tesi del video non ha nulla a che fare con Einstein. Anche se sarebbe bello e toccante ricordare la figura del fisico anche per questo, dobbiamo accontentarci delle sue ricerche scientifiche, perchè il discorso è in realtà di sant'Agostino, senza alcun dubbio «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto» (Antonio Livi).
Riassumiamo, perchè, cinicamente (o realisticamente?) parlando, quando di mezzo ci sono questi sentimentalismi artificiali (tenera età, musica, fotografia...), siamo tentati a spegnere la ragione. Il professore espone la sua tesi (a una classe di bambini?! Io a quell'età coloravo fiorellini, ma sorvoliamo...) e il piccolo miscuglio Einstein/sant'Agostino inizia a porre due domande banali: "1- Esiste il freddo?", "2- Esiste l'oscurità?". Entrambe le domande hanno la stessa risposta:"Non esistono di per sè, perchè la fisica ci dice che freddo è assenza di calore e oscurità è assenza di luce". Così come l'oscurità, il male è assenza di Dio, "è ciò che accade quando l'uomo non ha l'amore di Dio nel suo cuore" (In parte viene ripresa la prima tesi che abbiamo proposto, "Il male serve per capire il bene", con la differenza tecnica che se la prima parlava di conoscere il bene, questa parla di esistenza del bene, che per alcuni sono la stessa cosa, ma per altri no). L'ultima parte quindi mette in ballo l'uomo e le sue scelte: posso scegliere Dio, quindi il bene, oppure posso scegliere l'assenza di Dio, quindi il male.
Facciamo uno schemino:
1A) Esiste "P"? (dove "P" è freddo, oscurità);
2A) Non esiste P, ma Q, perché P è in realtà non-Q (dove Q è caldo, luce);
3B) In questo modo, il male è non-Dio;
4C) Noi abbiamo il libero arbitrio;
5C) Quindi se scelgo Dio scelgo il bene, se scelgo non-Dio scelgo il male;
Questo è il ragionamento esposto nel video, limpido nella sua contraddizione. Infatti, tralasciando il discorso sul significato del termine "esistere", che ci prenderebbe troppo tempo ma che farebbe risaltare un possibile errore, tra le due A e la 3B c'è un salto logico. Infatti si passa da cose che la nostra esperienza conosce bene (freddo-caldo, luce-buio) a Dio, pretendendo che se per uno valgono delle regole, devono valere anche per l'altro. Si descrive il mondo empirico pretendendo di poter descrivere allo stesso modo quello trascendente. E' come dire:"Se lascio cadere la penna, questa cade. Allora anche Dio cade se lo lascio cadere". Il mio esempio non fa altro che rendere più palese una cosa che è presente anche in quel ragionamento, quindi siamo ancora convinti della sua genuinità?
"La limitata intelligenza umana"
Il teista ha sempre un ultimo bastione: la nostra intelligenza umana è limitata e non è sufficiente per comprendere il grande disegno divino. C'è un motivo per il male; semplicemente, noi non abbiamo le capacità di comprendere quale possa essere.
A proposito ci terrei a concludere con uno dei massimi rappresentanti di questa tesi, il monaco carmelitano Giovanni dell Croce, poeta mistico dottissimo:
"[...]Là giacqui, mi dimenticai,
il volto sull’Amato reclinai,
tutto finì e posai,
lasciando ogni pensier
tra i gigli perdersi obliato."
(Notte oscura - Prologo)

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