Guardi lontano, ma non ti rendi conto che l'orizzonte filtra la vista; spezza i tronchi rivelando spogli rami che tendono verso l'alto.
Alcuni di questi si contorcono, altri si piegano per dormire, i più solidi si elevano.
Ma in ognuno di questi scorre la medesima linfa, amaro nettare, dinamica fonte di isolamento.
È un'energia solo interiore che isola, che non tocca mai il mondo esterno, nonostante sia originata da esso.
Anche per i rami più grossi che vengono recisi alla base, altri rami minori proseguono nel raggiungimento dell'apice, restituendo dignità a coloro che sono caduti. Questi nascono dalla recisione, dal divieto alla vita, creando nuove strade che l'albero può seguire nel raggiungere il cielo.
L'uomo distrugge gli alberi per poter vedere quel cielo che tanto desidera afferrare. I silenti esseri impediscono la vista, con le loro foglie. L'uomo toccherà mai il cielo? Fottuto razionalismo.
Per un albero, non tutti i cieli sono uguali. Stesse radici, stessa terra, diversi cieli, diversi panorami.
Un albero comunica solo con le foglie. Non parla, ma guardandolo è subito chiara la stagione e il paesaggio che si porta dietro. Solo la nebbia impedisce di chiarire lo stato dell'albero, ma lascia comunque intendere che stagione sia.
Non esistono predestinazioni, ma le radici non si strappano facilmente. Ricorda le tue radici.
Esse garantiscono la linfa che scorre, quell'energia che tutto muove, in bene e in male.
Le radici restano protette perchè la madre terra dà amore: taglia il tronco, ma loro daranno nuova forma, nuova linfa.
Foreste sconfinate ospitano un solo organismo, generato da un solo piccolo gruppo di radici.
Piccole radici nel grembo materno della terra: basi solide per un'elevazione, prima tappa per arrivare a toccare il cielo.
Qualche creatura può stare in una foresta, qualche altra è più solitaria. Spogli alberelli che crescono in una landa desolata.
Arida pianura restituisce caducità agli esseri ignari. Scoscesa montagna in un rantolo infuriato istiga alla ricerca di appigli.
Chi non s'aggrappa soccombere. Le piante parassite si ancorano a piante che, quando se ne andranno, le faranno morire.
Le piante alpine invece fioriscono orgogliose, sospese tra l'abisso dell'altezza e l'irraggiungibile ed infinito cielo.
Alcuni di questi si contorcono, altri si piegano per dormire, i più solidi si elevano.
Ma in ognuno di questi scorre la medesima linfa, amaro nettare, dinamica fonte di isolamento.
È un'energia solo interiore che isola, che non tocca mai il mondo esterno, nonostante sia originata da esso.
Anche per i rami più grossi che vengono recisi alla base, altri rami minori proseguono nel raggiungimento dell'apice, restituendo dignità a coloro che sono caduti. Questi nascono dalla recisione, dal divieto alla vita, creando nuove strade che l'albero può seguire nel raggiungere il cielo.
L'uomo distrugge gli alberi per poter vedere quel cielo che tanto desidera afferrare. I silenti esseri impediscono la vista, con le loro foglie. L'uomo toccherà mai il cielo? Fottuto razionalismo.
Per un albero, non tutti i cieli sono uguali. Stesse radici, stessa terra, diversi cieli, diversi panorami.
Un albero comunica solo con le foglie. Non parla, ma guardandolo è subito chiara la stagione e il paesaggio che si porta dietro. Solo la nebbia impedisce di chiarire lo stato dell'albero, ma lascia comunque intendere che stagione sia.
Non esistono predestinazioni, ma le radici non si strappano facilmente. Ricorda le tue radici.
Esse garantiscono la linfa che scorre, quell'energia che tutto muove, in bene e in male.
Le radici restano protette perchè la madre terra dà amore: taglia il tronco, ma loro daranno nuova forma, nuova linfa.
Foreste sconfinate ospitano un solo organismo, generato da un solo piccolo gruppo di radici.
Piccole radici nel grembo materno della terra: basi solide per un'elevazione, prima tappa per arrivare a toccare il cielo.
Qualche creatura può stare in una foresta, qualche altra è più solitaria. Spogli alberelli che crescono in una landa desolata.
Arida pianura restituisce caducità agli esseri ignari. Scoscesa montagna in un rantolo infuriato istiga alla ricerca di appigli.
Chi non s'aggrappa soccombere. Le piante parassite si ancorano a piante che, quando se ne andranno, le faranno morire.
Le piante alpine invece fioriscono orgogliose, sospese tra l'abisso dell'altezza e l'irraggiungibile ed infinito cielo.
Persone che l'hanno preso talmente tanto in culo dalla vita da apparire sfiduciate dal mondo. Sanno che ciò che accadrà in futuro sarà sempre peggio e male. Ma in realtà sperano con tutte le loro forze che quello che sta per accadere ancora una volta sia qualcosa di diverso. Aggrappandosi a questa speranza, ripongono fiducia, ma non sanno come farlo e vengono massacrati, delusi e si avviano al cinismo. Il cinismo è cosa a loro sconosciuta, semplicemente "è il mondo che va così e tu sei ancora giovane".
L'apatia è la peggior cosa possibile. Ogni tanto permette all'angoscia di subentrare, ma non definisce nulla. Anche le emozioni peggiori sono un modo di tenere la mente sveglia, cosciente tramite uno sguardo (anti) sublime[1].
Penso a quei ragazzi tossici che prendono il treno per andare in festa. Fanno una gran corsa per arrivare in stazione e lo prendono all'ultimo. Treno con poche fermate, viaggio lungo, polfer e ansia galoppante. Non vi è nulla da perdere.
Le droghe? Sono una patina scintillante che viene applicata sulla corteccia, così da deviare lo sguardo dalle enormi difficoltà che l'albero ha nel ricercare quale sia la sua linfa e per mascherare la fallacia nel raggiungere il cielo, la luce e la vita che essa dona.
L'apatia è la peggior cosa possibile. Ogni tanto permette all'angoscia di subentrare, ma non definisce nulla. Anche le emozioni peggiori sono un modo di tenere la mente sveglia, cosciente tramite uno sguardo (anti) sublime[1].
Penso a quei ragazzi tossici che prendono il treno per andare in festa. Fanno una gran corsa per arrivare in stazione e lo prendono all'ultimo. Treno con poche fermate, viaggio lungo, polfer e ansia galoppante. Non vi è nulla da perdere.
Le droghe? Sono una patina scintillante che viene applicata sulla corteccia, così da deviare lo sguardo dalle enormi difficoltà che l'albero ha nel ricercare quale sia la sua linfa e per mascherare la fallacia nel raggiungere il cielo, la luce e la vita che essa dona.
Sognare è un modo di vedere le cose, anzi, di raccontare la vita. La mia psicologa dice che sono un sognatore narrante, che inscena con chiarezza gli importanti elementi della vita. Le mie esperienze oniriche parlano del percorso, narrano la via. Ho scritto dell'albero perchè è la metafora della vita. Poi ognuno ci vede ciò che vuole. Siamo sempre un albero che cresce, nonostante le cicatrici provocate da qualche ragazzino arrabbiato che si sfoga su essere silenti che non possono difendersi.
[1] Vedi l'etimologia di sublime: dal latino composto di sub, nell'accezione di "dal basso verso l'alto", e limus, obliquo. Quindi che sale in linea obliqua – riferito specialmente allo sguardo. (Da unaparolaalgiorno.it)
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