venerdì 5 luglio 2019

"O qui perpetua", il platonismo di Boezio




Non a caso il famoso inno O qui perpetua si trova nella (circa) esatta metà della Consolazione della Filosofia (l'Opus maius del filosofo e senatore romano Severino Boezio, vissuto tra il 475 e il 526 ca.). Questi versi sono stati l'oggetto di infinite riletture e ancora oggi posseggono un valore inestimabile per via dell'arditezza con cui cercano (con successo) un'esemplare sintesi tra teoria platonica e teologia cristiana.

MSS Vat.lat.562, 1r.
Viene spesso ricordata la frase di Lorenzo Valla (ca. 1405-1457) per cui Boezio sarebbe "l'ultimo dei Romani e il primo degli Scolastici", ma talvolta risulta difficile sottolineare che egli fosse Scolastico anche per via di precisi influssi platonici oltre che aristotelici. La poesia qui riportata ("O qui perpetua"), presente nel III libro, metro IX, della Consolazione, è un ottimo esempio per poter estrarre dal pensiero boeziano i temi cardine del suo platonismo "maturo", cioè quello del suo ultimo periodo di vita. Rispondendo implicitamente alla domanda di Tertulliano, "cosa c'entra Atene con Gerusalemme?", Boezio crea un mirabile sincretismo tra il Libro della Genesi e il Timeo di Platone, tanto da far leggere ad un platonico un Inno procliano o una poetica epitome della cosmogonia neoplatonica, ma contemporaneamente ad un cristiano (come farà Remigio di Auxerre tra il IX ed il X sec. e forse anche Scoto Eriugena) la prova della fede e dell'ortodossia di un autore profondamente religioso. 


L'abate di Corvey Bovone II, tra il 900 e il 916, scriverà all'amico ed omonimo Bovo di Châlos-sur-Marne un commento al metro (un gran numero di chiose) che andasse a "smascherare" Boezio: secondo Bovone il senatore romano in realtà non era altro che un platonico "travestito da cristiano". Dire una cosa del genere nel X secolo non era cosa da poco, Boezio era già all'epoca riconosciuto come Martire della Chiesa Cattolica, e il fatto che il commento di Bovo di Corvey si esaurisse in quest'unica poesia fa pensare ad un attacco mirato non solo alla cristianità di Boezio, ma all'istituzione della Chiesa stessa.





4 commenti:

  1. Boezio negava la creazione del cosmo dal nulla, per adeguarsi al falso dio del Timeo di Platone che opera su una materia coeterna all'Uno e alla Diade.

    Questo è almeno ciò che risulta dal libro"La filosofia nel Medioevo' di Gilson.
    Boezio credeva in un Dio che è assolutamente uno, predicabile soltanto nella sua unità in relazione al creato e non nelle tre divine persone distintamente. Al contrario, i cattolici credono che nessun vivente ha mai visto Dio Padre, ma che tutti possiamo avere un dialogo sincero, diretto e PERSONALE con il Figlio Dio e con lo Spirito Santo Dio.

    Da ultimo, Boezio introduce potenze intermedie e personali come il Fato e la Fortuna, che affiancano angeli e demoni nel governo del cosmo. Dio amerebbe delegare questo compito è limiterebbe la Sua opera a pochi casi eccezionali. Ma Cristo non è forse moryo in croce e poi risorto? Non ci ha lasciato l'Eucaristia e lo Spirito Santo sulla Chiesa Apostolica? Boezio lo nomina troppo poco per amarLo veramente. Le differenze sono troppe per crederlo cristiano. Forse era un platonico satanista se non fosse per l'anticipo dell'argomento anselmiano e per aver detto che le tre persone sono un solo Dio, non essendo distinguibili in essere, volere e operare. Queste ultime informazioni sono tutte da verificare perché provengono senza fonte primaria da uno studioso che come lui era parte della Sinagoga di Satana.

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  2. Il suo interessante articolo si conclude con una lode a un padre senza nome e soprattutto senza Figlio e senza Spirito. I satanisti omettono sempre il nome di Gesù Cristo Dio e dello spirito che lo unisce al Padre, che è appunto lo Spirito Santo Dio.

    Si noti il disprezzo del corpo chiamato "massa terrena", negando il dogma della resurrezione della carne che a sua volta equivale a negare la Resurrezione di Cristo. Il dramma è che spesso non si ha chiaro il nesso causale fra la resurrezione della carne di Cristo e la nostra. Per la vita eterna dell'anima sarebbe bastata la discesa agli Inferi...

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  3. Già prima di incarnarsi, Gesù Cristo Dio aveva autorità sui demoni e su tutto ciò che esiste per sua mano e per Suo Verbo. La redenzione dal peccato originale rende il CORPO capace di poter entrare in Paradiso dopo la resurrezione finale della carne..

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    1. purtroppo il post precedente non si può eliminare, ma è evidentemente errato. La remissione del peccato originale era possibile soltanto a Cristo sia al fine della resurrezione del corpo che al fine della vita eterna dell'anima. Ciò può risultare strano quando si pensi che anche i peccati mortali possono ottenere una assoluzione relativa penitenza sulla terra. Non si capisce a prima vista per quale ragione un peccato mortale ereditato, e quindi nn volontario, non direttamente commesso dai singoli, quale è il peccato originale, non possa essere confessato e oggetto di espiazione personale al pari degli altri peccati propri, anche mortali. La ragione teologica è piuttosto complessa ed è spiegata nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

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